lunedì 21 gennaio 2013

gli Sporcelli


Per giovedì 24 gennaio

rispondi alle domande e poi esegui il riassunto
- Che cosa escogita il signor Sporcelli per vendicarsi dell'ultimo scherzo della moglie?
- Perchè la moglie non si accorge di niente?
- Quali sono gli effetti della restringite, secondo il signor Sporcelli?
- Qual è l'unica cura per la restringite? 
- La signora Sporcelli appare sempre più sconvolta, mentre sente il marito che le spiega che cos'è la restringite. Quali sono le reazioni che via via manifesta?
- Quale nuova idea diabolica ha il signor Sporcelli, quando sua moglie è appesa ai palloni in aria?
- Che cosa escogita la signora Sporcelli per salvarsi?
- Quale reazione ha il signor Sporcelli, quando, convinto di essersi liberato della moglie, se la vede precipitare sulla testa?
- Il testo non descrive, qui, i signori Sporcelli, ma sappiamo che sono vecchi, brutti e sporchi. Scrivi tu la descrizione di uno dei due personaggi, cercando di esagerarne i difetti.
- Come definisce la parola restringite il signor Sporcelli? 
-Quale figura retorica trovi nella frase "La signora Sporcelli diventò bianca come un panno lavato"?


Gli Sporcelli di Roald Dahl

Con il romanzo Gli Sporcelli (intitolato così dal nome dei protagonisti, una disgustosa coppia di coniugi brutti, sporchi e cattivi), Roald Dahl porta all'estremo un luogo comune: la coppia litigiosa. Qui i due coniugi non si limitano a punzecchiarsi e a scambiarsi piccoli dispetti, ma sembrano mettere in atto una vera e propria guerra senza esclusione di colpi. Tuttavia si tratta di cattiverie così mostruose e terribili che fanno ridere, proprio perché sono esagerate e inverosimili.


Per vendicarsi dei vermi negli spaghetti, il signor Sporcelli esco­gitò un tiro mancino veramente geniale. Una notte, mentre la signora Sporcelli dormiva, si alzò furtiva­mente dal letto, portò il bastone da passeggio della moglie nella sua stanza da lavoro e incollò un minuscolo tondino di legno (non più spesso di una moneta) sotto la punta del bastone. In questo modo il bastone diventò più lungo, ma talmente di poco che, la mattina seguente, la signora Sporcelli non se ne accorse. La notte dopo, il signor Sporcelli incollò un altro minuscolo tondino di legno sotto il bastone. Ogni notte scendeva in punta di piedi e ag­giungeva un altro piccolissimo spessore di legno all'estremità del ba­stone. Lo faceva con molta cura, di modo che i pezzetti aggiunti sem­brassero parte del vecchio bastone.
Lentamente, lentissimamente, il bastone da passeggio della signora Sporcelli diventò sempre più lungo.
Ora, quando qualcosa cresce molto lentamente è quasi impossibile ac­corgersene. Voi, per esempio, in realtà ogni giorno che passa diven­tate un po' più alti, ma non ve ne accorgete, no? La stessa cosa accadeva col bastone da passeggio della signora Spor­celli. La trasformazione era così lenta e graduale che lei non si avvide di com'era diventato lungo neanche quando le arrivò praticamente alla spalla.
Quel bastone è troppo lungo per te - le disse un giorno il signor Sporcelli.
E vero! - esclamò lei guardando il bastone. - Lo sentivo che qual­cosa non andava, ma non riuscivo a capire di che cosa si trattasse.
Eh, sì, c'è proprio qualcosa che non va - disse il signor Sporcelli, cominciando a divertirsi.
Ma che cosa può essere successo? - fece la signora Sporcelli, fis­sando perplessa il suo vecchio bastone da passeggio. - Dev'essersi al­lungato all'improvviso.
Non dire idiozie! - ribatté il signor Sporcelli. - Un bastone da pas­seggio non può allungarsi! E fatto di legno secco, no? Il legno secco non può crescere.
E allora che diavolo è successo? - strillò la signora Sporcelli.
Non è il bastone, sei tu - disse il signor Sporcelli, ghignando orribil­mente. - Sei tu che ti stai accorciando! Me n'ero accorto già da un pezzo.
No! Non è vero! - gridò la signora Sporcelli.
Stai rimpicciolendo, donna! - disse il signor Sporcelli.
Non è possibile!
Arcipossibile - affermò il signor Sporcelli. - Stai rimpicciolendo ra­pidamente! Ti stai restringendo a una velocità pericolosa! Accipicchia, devi essere rimpicciolita di almeno dieci centimetri negli ultimi giorni!
Non è vero! - gridò lei.
Certo che è vero! Guarda un po' il tuo bastone, vecchia capra, e guarda quanto ti sei accorciata in confronto! Hai la restringite, ecco che cos'hai! La famigerata restringite!
La signora Sporcelli cominciò a tremare così forte che dovette met­tersi a sedere.
Non appena la signora Sporcelli si fu seduta, il signor Sporcelli le puntò un dito contro e gridò: - Lo vedi? Sei seduta sulla tua vecchia sedia e sei talmente rimpicciolita che i tuoi piedi non toccano neanche terra! La signora Sporcelli si guardò i piedi e, diavolo di un uomo!, aveva proprio ragione. I suoi piedi non tocca­vano terra.
Il signor Sporcelli, infatti, era stato altrettanto abile con la sedia quanto col bastone da passeggio. Ogni notte, quando era sceso al pianterreno e aveva incollato un altro tondino di legno al bastone, aveva fatto la stessa cosa con le quattro gambe della sedia di sua moglie.
Guardati là, seduta sulla tua solita vecchia sedia - la derise - così
ristretta che i piedi ti penzolano nel vuoto!
La signora Sporcelli diventò bianca come un panno lavato.
Hai proprio la restringite! - gridò il signor Sporcelli, puntandole contro l'indice come una pistola. - Ce l'hai in forma gravissima! E il più spaventoso caso di restringite che abbia mai visto!
La signora Sporcelli era talmente terrorizzata, che si mise a sbavare dalla paura. Ma al signor Sporcelli, cui i vermi negli spaghetti erano rimasti sullo stomaco, non fece nessunissima pena.
Naturalmente sai che succede quando si ha la restringite, vero? - le disse.
Che cosa? - balbettò la signora Sporcelli. - Cosa succede?
La testa si restringe e rientra nel collo... E il collo si restringe e rientra nel corpo...
E il corpo si restringe e rientra nelle gambe...
E le gambe si restringono e rientrano nei piedi. E alla fine della per­sona non rimane altro che un paio di scarpe e un fagotto di vecchi vestiti.
Basta, basta, non dirmi altro! - gridò la signora Sporcelli.
E una malattia terribile - affermò il signor Sporcelli a voce ancora più alta. - La più spaventosa del mondo.
E quanto ci metterò? - gemé la signora Sporcelli. - Quanto mi ri­mane prima di ridurmi a un fagotto di stracci e a un paio di vecchie scarpe?
Il signor Sporcelli assunse un'aria molto solenne. - A questa velocità
disse, scuotendo tristemente il capo - direi non più di dieci o undici giorni.
Ma non c'è nessun rimedio? - gridò la signora Sporcelli.
C'è una sola cura per la restringite - disse il signor Sporcelli con aria solenne.
Dimmi, dimmi - gridò lei - oh, dimmelo subito!
Dovremo sbrigarci! - disse il signor Sporcelli.
Sono pronta a tutto! Farò qualsiasi cosa! - implorò la signora Spor­celli.
Non ne avrai per molto, altrimenti - disse il signor Sporcelli, con un altro ghigno satanico.
Che cosa devo fare? - gridò lei, prendendosi la testa tra le mani.
Bisogna stirarti - sentenziò il signor Sporcelli.

Il signor Sporcelli portò sua moglie fuori, all'aperto, dove aveva pre­parato tutto per la grande stiratura: Cento palloni e moltissimo spago. Una bombola di gas per riempire i palloni. Un anello di ferro fissato a terra.
Mettiti lì - le disse, indicando l'anello di ferro. Poi le legò le caviglie all'anello.
Fatto questo, cominciò a gonfiare i palloni. Ogni pallone veniva fis­sato a un lungo spago e, quando era pieno di gas, strattonava lo spago cercando di salire verso l'alto. Il signor Sporcelli legò alcuni spaghi attorno al collo della moglie, altri sotto le braccia, altri ai polsi e alcuni persino ai capelli.
Presto cinquanta palloni variopinti fluttuarono nell'aria sopra la testa della signora Sporcelli.
Li senti che ti tirano? - le chiese lui.
Li sento! Li sento! - gridò lei. - Mi stanno stirando da morire. Lui aggiunse altri dieci palloni. La spinta all'insù diventò fortissima. Ora la signora Sporcelli era ridotta all'impotenza. Coi piedi legati a terra e le braccia tirate in su dai palloni, non riusciva a muoversi. Era prigioniera e l'intenzione del signor Sporcelli era stata di andarsene e lasciarla così per un paio di giorni e di notti per darle una lezione. In­fatti stava giusto per andarsene, quando la signora Sporcelli aprì la sua boccaccia e disse una stupidaggine: - Sei sicuro di avermi legato per bene i piedi a terra? - ansimò. - Se si rompono quegli spaghi che ho attorno alle caviglie, ciao e tanti saluti.
Ed è questo che diede al signor Sporcelli la sua seconda idea malvagia.
Questi palloni tirano così forte che mi porterebbero sulla luna! -gridò la signora Sporcelli.
Portarti sulla luna? - esclamò il signor Sporcelli. - Che idea terri­bile! Guai se accadesse una cosa simile!
Guai, l'hai detto! - strepitò lei. - Dammi qualche altro giro di spago attorno alle caviglie, presto! Voglio sentirmi sicura al cento per cento!
Molto bene, angelo mio - disse il signor Sporcelli e con un ghigno demoniaco s'inginocchiò ai suoi piedi. Tirò fuori di tasca un coltello e con un rapido colpo tagliò le corde che legavano le caviglie della si­gnora Sporcelli all'anello di ferro.
Lei partì come un razzo.
Aiuto! - urlò. - Salvatemi!
Ma ormai era troppo tardi. Di lì a pochi secondi era su nel cielo az­zurro e continuava a salire velocemente.
Il signor Sporcelli se ne stava con il naso per aria. - Che deliziosa vi­suale! - disse tra sé. - Quanti bei palloncini lassù nel ciclo! E che stra­ordinario colpo di fortuna per me! Finalmente la vecchia befana si è levata dai piedi e non la rivedrò mai più.
La signora Sporcelli poteva anche essere brutta e odiosa, ma non era stupida.
Lassù nel cielo, ebbe un'idea geniale. "Se riesco a liberarmi di qualche pallone" si disse "smetterò di salire e comincerò a scendere". Si mise a strappare con i denti le cordicelle che le assicuravano i pal­loni ai polsi, alle braccia, al collo e ai capelli. Ogni volta che tagliava uno spago coi denti e lasciava volar via il pallone, la spinta verso l'alto diminuiva e la velocità di salita rallentava.
Quando ebbe tagliato venti spaghi, smise di salire del tutto. Rimase
ferma in aria.
Strappò un altro spago.
Molto, molto lentamente, cominciò a fluttuare verso il basso. Era una giornata calma, senza neanche un filo di vento. Proprio per questo la signora Sporcelli era salita dritta come un fuso. E adesso cominciò a scendere dritta come un fuso.
Mentre fluttuava dolcemente verso il basso, la sottoveste le si gonfiò come un paracadute, mettendo in mostra i suoi lunghi mutandoni. Era uno spettacolo imprevisto in quella bella giornata e migliaia di uccelli arrivarono da ogni parte per ammirare quella nuova specie di volatile.

II signor Sporcelli, convinto di aver visto la sua odiata metà per l'ultima volta, se ne stava seduto in giardino a far festa con un boccale di birra. Intanto la signora Sporcelli continuava a planare silenziosamente. Quando fu a una decina di metri sopra il marito, gridò a un tratto con quanto fiato aveva in gola: - Eccomi che arrivo, lurido bestione! Broc­colo putrefatto! Sporco vecchio pidocchioso!
Il signor Sporcelli saltò su come se fosse stato punto da una vespa gi­gante. La birra gli cadde di mano. Guardò in su. Sbarrò gli occhi. Spa­lancò la bocca. Soffocò un grido. Suoni gorgoglianti gli uscirono dalla strozza: - Ughhhhhhhhh! Arghhhhhhhhhh! Ouchhhhhhhhhhh! - Questa me la pagherai! - gridò la signora Sporcelli. Stava per atter­rargli proprio in testa. Era rossa di rabbia e menava fendenti nel­l'aria con il suo lungo bastone da passeggio che in qualche modo era riuscita a tenersi stretto durante tutti quei su e giù: - Ti frollo il mi­dollo! - urlava. - Ti buco la nuca! Ti rapo la crapa! Ti infilzo la milza! E prima che il signor Sporcelli facesse in tempo a scappare, quel gro­viglio di palloni, di sottovesti e di furia scatenata gli piombò addosso roteando il bastone e menando colpi all'impazzata.
                                             adatt. da R. Dahl, Gli Sporcelli 





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